Ieri sera, dopo la trasmissione sulle reti RAI del documentario realizzato tra Gerusalemme e Second Life, proprio in SL c’è stata la presentazione ufficiale di tale documentario, un’anteprima per il Metaverso: i registi, gli artisti ed i collaboratori virtuali del filmato in una intervista esclusiva. La serata organizzata, come sempre accade per belle serate di questo tipo, da Marjorie Fargis si è tenuta ieri, martedì 17 maggio dalle ore 22.30 presso la Land di Solkide Auer.
Per un machinimaker come il sottoscritto attraversare, di volta in volta, lo specchio ed approdare nel mondo delle meraviglie è sempre un’occasione di riflessione e di spunti. Incontrare, poi, anche cari amici e ritrovarsi per una bella chiacchierata informale sul lavoro fatto è stato ancor più piacevole. Dei nostri è stato anche Domenico Distilo, “regista RL” del documentario (come si usa dire) che ci ha illuminato sulle scelte stilistiche e sulle idee alla base di questo lavoro prodotto per la RAI.
Ascoltare Domenico raccontare le meraviglie di Gerusalemme è stato davvero interessante. Così come è stato interessante e di sicuro impatto vedere il documentario proiettato su un maxi schermo, di fronte a numerosi avatar presenti alla serata di discussione. Dal canto mio, ho potuto assaporare di nuovo quel magico clima di rilassata spensieratezza che Second Life profonde continuamente. Ed è stato sicuramente stimolante parlare di BNV Entertainment, del suo lavoro continuativo nell’ambito del machinima (e non solo) e dei progetti in corso. Le domande sono state diverse e svariate e questo significa che l’attenzione verso questo lavoro congiunto (RL + SL) è stata sicuramente catalizzata nel migliore dei modi.
Entrare in contatto con tutto quello che rappresenta Second Life è come surfare in un vortice senza fine, in una sorta di vite che si arrotola su se stessa. Tutto, in Second Life, appare esattamente com’è ed esattamente come non è. Contemporaneamente. Questo è anche il risultato che si può osservare nel documentario “Estremi Urbani – Gerusalemme”, in onda in questi giorni sui canali RAI. La città reale si mischia a quella virtuale. Arrivando a dimostrare che il virtuale non è, oggi, solo quello che apparentemente non appartiene alla concretezza delle cose. Le idee e gli stimoli nati nel virtuale possono essere uno strumento validissimo per correggere e scoperchiare il reale e viceversa.
Le parole di Ayutman che risuonavano negli altoparlanti virtuali del maxischermo, ieri seta, sembravano riproporre proprio questo ed in questa direzione Domenico ed io ci siamo mossi. Cercare di cogliere una delle innumerevoli essenze di Second Life l’ambiente che, per eccellenza (così come il machinima stesso) assume la forma del contenitore che lo contiene. Tutto è niente. E niente può essere tutto. Nel mezzo, dentro ai bordi, tutto quanto. Fuori, il resto.
Apparentemente senza uno scopo ben preciso e senza una meta, Second Life è lo strumento migliore per esplorare e migliorare il reale, grazie a tool virtuali che, però, fanno ragionare una mente più che reale. Un cervello più che essenziale, che si muove all’interno di uno spazio reale e ben definito. E’ un agglomerato di coscienze cloud che ragionano e risuonano all’unisono. Ma attenzione: le voci fuori dal coro formano un controcanto ancora più attraente.
So che sembra un ragionare per assurdo ma non è così e l’ho riscoperto per l’ennesima volta ieri sera, avendo a che fare con i soliti amici, i soliti su cui puoi contare per realizzare qualcosa di incredibile e che, magari, finisce in televisione, sui canali RAI. E il bello è che qualcosa di reale e di tangibile (il documentario) è stato realizzato in modo parallelo alla RL là, in SL. Da persone che non si sono mai incontrate realmente. Da persone che non condividono nulla di reale. Ma da persone che, virtualmente, sono molto più legate di quanto non si creda.
E il risultato, ovviamente, è sotto gli occhi di tutti.